26 dicembre 2014

GALLERY WINE TEMPLE E TOWN HOUSE DUOMO…OBIETTIVO EXPO 2015

Nella centralissima Piazza Duomo di Milano, il 15 dicembre, nell’ambito dell’inaugurazione della Gallery Wine Experiece, lo spazio dedicato al mondo wine del Seven Stars, ha avuto luogo un executive roundtable sul vino. Tema: “Crescere, sviluppare e competere: il contributo delle eccellenze italiane del vino per e in Expo 2015”.
L’esposizione Universale sarà un viaggio attraverso i sapori e in primis quelli italiani; sarà una straordinaria piattaforma per l’intera filiera del settore vitivinicolo, un formidabile strumento di comunicazione e di business per promuovere il Made in Italy, la tradizione gastronomica e il patrimonio culturale e paesaggistico italiano.
Questi e molti altri i temi su cui esperti del settore si sono confrontati durante il Big Opening della Gallery Wine Experience.

Il saluto di benvenuto è stato dato da Alessandro Rosso, Presidente di Alessandro Rosso Group, che ha spiegato come la location Duomo 21, oltre a essere la sede di World Expo Commissioners Club (WECC), un club esclusivo riservato ai Commissari dei Paesi ospiti di Expo Milano 2015 per creare un network in cui i Membri possano condividere le loro esperienze, ospiterà anche un esclusivo ristorante, 14 splendide suite vista Duomo, uniche nel loro genere, una panoramica terrazza, un Wine Temple e molto altro.
Si sono susseguite, poi, le relazioni di Eugenio Pomarici, Prof.  di Economia, Facoltà di Agraria Università degli Studi di Napoli Federico II e  Presidente Commissione Economia e Diritto, OIV, Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino. Trend in crescita per i consumi. Da notare la differenziazione tra i Paesi produttori di vino, dove c’è stata una diminuzione dei consumi, rispetto ai Paesi non produttori nei quali si è constatato un incremento degli stessi.
Stefano Cordero di Montezemolo, Economista, Coordinatore Scientifico del Wine Business Executive Program, ha spiegato l’importanza di avere le idee chiare, per non disperdere, ma concentrare le risorse, per conquistare nuovi mercati. Si deve tener presente che il vino è un elemento socio culturale.
Vincenzo Russo, Professore di Psicologia delle Organizzazioni e del Lavoro e Direttore del Master in Food and Wine Communication IULM,  Membro del Comitato Scientifico delle Università per Expo Milano 2015, ha descritto l’ “emozione del vino”.

Durante la Tavola Rotonda si è toccato il ruolo delle aziende: aspettative e progetti per l’EXPO meneghino. Focus on: previsioni di mercato e asset strategici della crescita per il 2015; come si prefigura e struttura il rapporto delle aziende della filiera italiana vino con EXPO e quali sono i ritorni per l’intero settore vitivinicolo dopo Expo Milano 2015. Presenti in rappresentanza delle Aziende: Marilisa Allegrini, Presidente, Allegrini, Anselmo Guerrieri Gonzaga, Amministratore, Tenuta San Leonardo, Giancarlo Moretti Polegato, Presidente, Gruppo La Gioiosa - Villa Sandi, Lamberto Vallarino Gancia, Padiglione Vino Expo 2015, Annalisa Zorzettig, Amministratore, Zorzettig Vini, Ennio Capasa, Stilista e fondatore di Costume National, Amministratore di Cantine Alimini, Filippo Chiusano, CEO, Wineverse e Alessandro Costantini, CEO, Wine O'Clock. 
Opinione comune: le opportunità, date dai 6 mesi di visibilità mondiale che avrà il nostro Paese da maggio 2015, non termineranno con la fine di Expo, ma continueranno; dovremo essere bravi ha sfruttare questa occasione. Basti ricordare che la Classificazione Ufficiale dei Vini di Bordeaux del 1855 venne redatta in occasione dell'Esposizione Universale di Parigi dello stesso anno, quando l'Imperatore Napoleone III richiese un sistema di classificazione per i migliori vini di Bordeaux, che sarebbero poi stati esposti al pubblico mondiale.
Ogni Azienda dovrà riuscire a gestire al meglio quest’occasione per valorizzare il proprio brand e il proprio territorio.
Moderatore dell’evento è stato Patrizia Marin, Chairman, Marco Polo Experience.
La serata si conclusa con un brindisi “propiziatorio”, la visita alla suggestiva Terrazza su Piazza Duomo e la vista al Wine Temple.


                                                                                  Articolo pubblicato anche su AISLombardia online

23 dicembre 2014

Expo Milano 2015

Expo Milano 2015 - Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita


Ormai a Milano non si sente parlare d’altro che di Expo …ma sabbiamo tutti di che cosa si tratta?
Expo Milano 2015  sarà un’Esposizione Universale con caratteristiche assolutamente inedite e innovative. Non solo una rassegna espositiva, ma anche un processo partecipativo che intende coinvolgere attivamente numerosi soggetti attorno a un tema decisivo: Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Un evento unico che incarna un nuovo concept di Expo: tematico, sostenibile, tecnologico e incentrato sul visitatore. Dal 1 maggio al 31 ottobre 2015, 184 giorni di evento, oltre 130 Partecipanti, un Sito Espositivo sviluppato su una superficie di un milione di metri quadri per ospitare gli oltre 20 milioni di visitatori previsti.

Un viaggio attraverso i sapori
I visitatori, coinvolti in prima persona in percorsi tematici e approfondimenti sul complesso mondo dell’alimentazione, hanno l’opportunità di compiere un vero e proprio viaggio intorno al mondo attraverso i sapori e le tradizioni dei popoli della Terra. Expo Milano 2015 sarà la prima Esposizione della storia a essere ricordata non solo per i manufatti realizzati ma soprattutto per il contributo al dibattito e all’educazione sull’alimentazione, sul cibo, sulle risorse a livello planetario.


Avete già acquistato i biglietti ? In questo periodo di crisi è bene ricordare che i biglietti acquistati prima dell'apertura di Expo Milano 2015 costano meno e si può risparmiare fino al 20%!

21 dicembre 2014

CAIAROSSA...UNA CANTINA CHE SEGUE LA FILOSOFIA DEL FENG SHUI

Su una collina di Riparbella, vicino al paese di Montescudaio, troviamo, immersa in un anfiteatro naturale, la Cantina Caiarossa, un’imponente struttura “rossa”, in un ecosistema praticamente intatto che comprende circa 70 ettari. Si può pensare che il nome derivi dalla scelta del colore dei muri esterni dell’Azienda, ma in realtà Caiarossa vuol dire “ghiaia rossa”, dal colore dei sassi e dei ciottoli ferrosi presenti nel sottosuolo. Intorno alla Cantina sono disposti a ventaglio i 31 ettari vitati; le varietà scelte sono: Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, Syrah, Alicante, Petit Verdot e Mourvedre, per quanto riguarda quelli a bacca rossa; Viognier, Chardonnay e Petit Manseng, per quelli a bacca bianca.

Ma qual è la storia di questa Cantina nota per i sui grandi vini?
Lo chiediamo a Dominique Gènot, enologo dell’Azienda, che ci racconta come tutto iniziò nel lontano 1998 quando il belga Jan Theys, che ben conosceva il territorio, scelse questo habitat fuori dal tempo.
I terreni erano e sono completamente liberi da altri vicini vignaioli, era quindi possibile creare un terroir senza rischi di un eventuale “inquinamento”, grazie anche alla presenza del bosco tutt’intorno. Fin dall’inizio, quindi, l’idea è stata quella di creare un’azienda biodinamica e geo-biologica.
Nel 1999 si è iniziato a impiantare i primi 12 ettari di vigna con una grande variabilità in termini di vitigni, per seguire la tipologia dei terreni che risultano essere molto variegati: per ogni terroir si è scelto il cultivar più adatto.
Per la costruzione della Cantina si sono seguite le regole del Feng Shui e della geodinamica per una miglior gestione dei campi elettromagnetici. I lavori sono terminati nel 2002 anno in cui è stata effettuata anche la prima vendemmia.
Nel 2004 Theys decise di vendere la proprietà ed è a questo punto che gli succede Eric Albada Jelgersma, imprenditore olandese, che dedica larga parte della sua attività al vino e possiede anche Château Giscours e Château du Tertre in Francia, due Grand Crus Classé in Margaux (Bordeaux).

La scelta di questa parte della Toscana fu dettata da “un coupe de coeur”. Colpito dalla natura, selvaggia e lussureggiante, influenzata dalla vicinanza del mare, intravide subito le potenzialità della zona per la produzione di un vino di qualità. Non guastò l’aver assaggiato le annate 2002 e 2003 e dal parere favorevole della sua squadra tecnica.
Recentemente si è deciso di ampliare i terreni vitati: 4 ettari nel 2008 e 15 tra il 2012 e 2013.

In vigna la filosofia di lavoro è quella rigorosa e affascinante dell’agricoltura biodinamica; il rispetto per la terra porta a usare bassi dosaggi di rame e di zolfo con infusioni di ortica, salice, camomilla ed equisethum; il terreno è concimato con il solo utilizzo del compost e i ferormoni sono usati contro i parassiti.
Come la biodinamica è stata scelta per le vigne così l’architettura geo-biologica e la disciplina orientale del feng shui sono state d’ispirazione per la costruzione della Cantina.
L’architetto Michaël Bolle ha definito forme, colori, luci, materiali e orientamento; per decidere l’ubicazione precisa sono state lasciate libere delle mucche per vedere dove andavano a riposare e lì fu costruita la cantina con orientamento Nord-Sud. Interessante anche la “forma” che è quella di un grande rettangolo; le finestre sono posizionate sui lati Est ed Ovest ottenendo così una grande luminosità naturale e questa scelta fa si che, durante le ore più calde della giornata, il sole batta sui muri privi di finestre, che corrispondono ai lati corti della struttura.
Legno, cemento e acciaio, materiali “naturali”, i soli utilizzati per la realizzazione dell’Azienda; si è sfruttata anche la naturale pendenza del terreno e, utilizzando un ciclo “per caduta”, si è più rispettosi della materia prima, garantendo un’alta qualità del vino prodotto.
Entrando nella barricaia si notano, sul pavimento, delle insolite buche rettangolari molto profonde, riempite con rocce e fili di rame i quali fungono da prese di terra per scaricare i negativi campi elettromagnetici. Inoltre, queste aperture nelle fondamenta servono per garantire una buona umidità e uno scambio d’aria.

Per Eric Albada Jelgersma il vino è il risultato dell’armonia tra terra, vite e uomo e deve racchiudere in sé qualità e semplicità. Per garantire questa integrità l’affinamento in legno viene gestito separatamente per ogni varietà e solo dopo si procede all’assemblaggio.
I vini prodotti sono:
Caiarossa bianco 2012, Viognier e Chardonnay; nel bicchiere si presenta di un bel colore giallo dorato, affinato in barrique per circa 12 mesi; al naso è intenso, prevalgono note dolci, pesca, fiori di acacia e tiglio e qualche nota di pompelmo rosa; in bocca è avvolgente ricco di glicerina con un’ottima persistenza;
Pergolaia 2008, Sangiovese, Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc; un bouquet accattivante e ampio, si percepiscono note fruttate, di sottobosco, minerali e speziate, l’entrata conquista tanto quanto la sua persistenza; la morbidezza è equilibrata da una bella acidità;
Pergolaia 2009, Sangiovese al 90% e il resto tra Merlot, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc; il varietale del Sangiovese spicca al naso con i suoi sentori fruttati, floreali, con un tocco di pineta e di vegetale dato dai vitigni internazionali. In bocca è cupo con un finale ammandorlato;
Caiarossa 2007, un blend dei vari vitigni a bacca rossa; un vino che rispecchia l’annata, le sfumature vegetali, dei vitigni internazionali, fanno capolino tra note fruttate e di evoluzione;
Caiarossa 2009, 16 mesi in barrique e botte da 500 l, stabilizzato per 8 mesi in vasca di cemento prima di essere imbottigliato; un bouquet ampio che va dalle classiche note di frutta a bacca rossa, di cedro e di macchia mediterranea come anice, finocchio e timo. Bella la trama tannica che fa intravedere un vino sapido e di spessore, seppur ancora giovane;
Oro di Caiarossa 2009, una vendemmia tardiva di Petit Manseng, affinato per circa 10 mesi tra barrique e tonneau. Nel bicchiere si presenta color oro antico con una bella luminosità, al naso si percepiscono un mix di frutta disidratata, pesca, albicocca, datteri, vaniglia e crema pasticcera. Il gusto è avvolgente, morbido, ma con una bella spalla acida, piacevole e versatile, può essere, infatti, abbinato sia a formaggi stagionati o erborinati sia a preparazioni dolci.

Prossimamente, ci svela Dominique Gènot, verranno eseguiti i lavori per un ampliamento interno della cantina per poter vinificare comodamente gli ultimi ettari di vigna impiantati; questo vorrà dire solo una riorganizzazione senza andar a toccare la struttura esterna.
Ricordiamo che tutti i vini di Caiarossa sono IGT; la decisione di uscire dal Consorzio della DOC Montescudaio risale a circa 2 anni fa, ma non per questo viene meno la volontà di far gruppo con le altre aziende aderenti al Consorzio.

19 dicembre 2014

FONTEMORSI…UN VIGNETO CHE CRESCE TRA LE CONCHIGLIE

Sul versante Sud della valle del fiume Cecina, tra la costa tirrenica e la città di Volterra, poco fuori dal paese di Montescudaio troviamo lAzienda agricola Fontemorsi.
Il Podere, già apprezzato per la produzione dei suoi vini di qualità, è stato rilevato, nel 2003, da Laura Berlucchi, che ne affida la gestione all’agronomo Francesco Benasaglio e a sua moglie Mariavittoria Facchinelli Mazzoleni, in società con Carlo Sanvitale, architetto fiorentino e Roberto Ligasacchi, imprenditore lucchese.
Quindici gli ettari vitati a Cabernet Sauvignon, Merlot, Chardonnay e Viognier; non poteva mancare il Sangiovese, e più precisamente vecchie vigne di questo vitigno che meglio esprime la vocazione vitivinicola della zona.

La conchiglia fossile, che è stata scelta come simbolo dell’azienda, richiama il terreno sul quale crescono le viti; questo particolare costituisce lo stretto legame che c’è tra le colline e il mare che un tempo le sommergeva e che ha fortemente determinato l’attitudine vitivinicola.
Mancano quasi le parole per descrivere la sensazione che si prova a passeggiare tra i filari ammirando le viti che crescono da un così singolare terreno dove spuntano fossili di conchiglie in ogni dove.
Una gamma di vini che comprende un bianco, un rosato e tre rossi ideali per accompagnare i vari piatti della tradizione toscana, tutti accomunati dalla mineralità donatagli dal sottosuolo.

Vediamoli nel dettaglio:
Tresassi 2013, IGT Toscana, Viognier e Chardonnay; un prodotto giallo paglierino con riflessi dorati, delicati profumi di fiori bianchi e pesca con una punta di mineralità, netto è il varietale dello Chardonnay; in bocca è semplice e avvolgente;
Rosato di Fontemorsi 2013, IGT Toscana, Sangiovese e Merlot, un prodotto accattivante, piccole fragoline di bosco e tocchi di rosa canina, bella la corrispondenza gusto olfattiva;
Spazzavento 2010, DOC Montescudaio, un blend di Sangiovese 70% e Merlot 30% che evolve solo in acciaio; un vino schietto, che ricorda la semplicità e l’immediatezza dei vini di una volta, l’amarena e frutti rossi sono i profumi predominanti, ottima la beva e i tannini appena accennati lo rendono perfetto in abbinamento con il caciucco alla livornese;
Guadapiani 2010, IGT Toscana, Sangiovese 70% e Merlot 30%, 12 mesi di affinamento in tonneau; all’esame olfattivo si presenta fruttato e speziato, a note più cupe si alternano quelle fresche e un particole ricordo di arancio rosso e incenso; in bocca si presenta con un’ottima struttura, equilibrato, morbido e persistente, adatto ai piatti di cacciagione;
Volterano 2010, IGT Toscana, un Sangiovese in purezza, 12 mesi di affinamento in tonneau; color rosso rubino ink, oltre alle caratteristiche note di piccoli frutti rossi, si notano sfumature pepate, tostate e un particolare tocco di cappero che possiamo ricondurre alla salinità del terreno; in bocca bella la struttura e la persistenza con una chiusura ammandorlata.

L’Azienda agricola Fontemorsi dispone anche di un vecchio casale, interamente ristrutturato, circondato dai vigneti e dalla suggestiva natura. Per garantire la tranquillità degli ospiti, gli appartamenti sono soltanto tre dotati di un proprio spazio all’aperto.
Non poteva mancare la piscina, igienizzata con sale marino, che permette di perdersi con lo sguardo fino alla medioevale cittadina di Volterra.




11 dicembre 2014

Un “Principe Guerriero” fra tradizione e innovazione


Pagani de Marchi, DOC Montescudaio, all’ombra di Casale Marittimo



La DOC Montescudaio è un territorio vocato alla viticoltura fin dal tempo degli Etruschi. Quattordici le aziende sparse in un paesaggio influenzato dal mare e dalle sue brezze. Una storia millenaria rappresentata sul "cinerario di Montescudaio" (VII sec. a.C.) che raffigura un banchetto funebre con un grande vaso "cratere" nel quale veniva mescolato il vino con l’acqua, secondo l'uso greco.
Tra le varie aziende troviamo Pagani de Marchi nata nel 1996, sulle colline che circondano il paese di Casale Marittimo (provincia di Pisa), nella Località La Nocera. Qui, nel 1980, fu riportata alla luce una necropoli etrusca. Le tombe, contornate da cipressi, custodiscono la storia dell’antica famiglia etrusca denominata Principi Guerrieri, che viveva nei pressi della necropoli, in Località Casalvecchio. Nel corredo funerario importante è stato il ritrovamento di un “set” per la degustazione del vino, unico nel suo genere. La piccola anatra, usata come decoro di alcuni pezzi del corredo, è divenuta simbolo dell’Azienda.

La proprietaria Pia Pagani de Marchi, di origini svizzere, innamoratasi del territorio, ricco di storia e tradizioni, decise di produrre vino, avvalendosi dei consigli di Michele Satta, importante viticultore della DOC Bolgheri.

L’Azienda comprende circa 6 ettari vitati che fanno da corona alla casa padronale; i terreni sono molto variegati e vanno dalle argille sedimentarie del Pliocene, che ricordano quelle blu-grigiastre della zona del Pomerol, al bianco calcare, povero d’azoto e sostanza organica, ma ricco di potassio, magnesio e calcio.
I vitigni coltivati sono: Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot e Vermentino che danno vita a cinque vini rossi e un bianco. La filosofia aziendale ha sposato in primis la volontà di fare tre rossi in purezza:
Casa Nocera, 100% Merlot, IGT Toscana, le uve sono raccolte dal vigneto “Casa Nocera” da cui prende il nome; il 2010, l’annata in commercio, si presenta con un color rosso cupo, al naso spicca il varietale del vitigno che si esprime con sfumature vegetali, in bocca è avvolgente con un titolo alcolometrico volumico importante. Il vino affina in barrique (nuove per il 50%) per circa 18 mesi.
Casalvecchio, 100% Cabernet Sauvignon, IGT Toscana; nel bicchiere si presenta con un rosso rubino con riflessi granati, all’esame olfattivo spiccano le note di pepe, piccoli frutti di sotto bosco, tabacco e cacao. Buona la corrispondenza gusto olfattiva con una bella freschezza che lo rende di facile beva; anche questo vino affina in barrique (nuove per il 50%) per circa 18 mesi.
Principe Guerriero, DOC Montescudaio, 100% Sangiovese, il vitigno “principe” della Toscana, su cui l’azienda ha puntato sin dalla prima vendemmia del 2001. All’esame olfattivo spiccano fragola in confettura, piccoli frutti a bacca nera e note di macchia mediterranea, con dei tocchi balsamici, il tannino è ben presente e in evoluzione, in bocca è avvolgente e persistente. Il vino fa un passaggio di 12 mesi in barrique nuove per 20-30%.
Olmata, Sangiovese 20%, Cabernet Sauvignon 40% e Merlot 40%, IGT Toscana; un blend che vuole racchiudere in se la vocazione vinicola del territorio di Casale Marittimo. Un vino con delicati sentori vegetali su un sottofondo fruttato e minerale; fa un breve passaggio in legno per 12 mesi in botti di 2° e 3° passaggio, lo possiamo definire un Jolly per la sua duttilità nell’adattarsi alle diverse occasioni.
Montaleo, nato nel 2003, DOC Montescudaio, prende il nome da una collina della zona, Sangiovese 70%, Cabernet Sauvignon 15% e Merlot 15%; un prodotto semplice e diretto, dove il varietale dei tre vitigni viene mantenuto integro grazie al solo uso dell’acciaio, dà il suo meglio abbinato ai piatti della tradizione contadina locale.
Blumea, 90% Vermentino e 10% Sauvignon Blanc, IGT Toscana, un prodotto semplice da aperitivo e che accompagna splendidamente piatti a base di pesce.
L’Azienda dal 2009 ha iniziato il processo di conversione dei vigneti verso l’agricoltura biologica coadiuvata dalla stazione sperimentale per la viticoltura sostenibile del dott. Ruggero Mazzilli. Le concimazioni sono, quindi, ridotte e si limitano all’apporto di sostanza organica. Non si fa diserbo chimico e non si usano molecole di sintesi nei trattamenti antiparassitari.

Quindi se ci si trova a passare da queste parti una visita non può mancare a questa piccola azienda ricca di storia etrusca, magari dopo una passeggiata nel suggestivo paesino di Casale Marittimo.